LA NASCITA
Nel 1779, durante il regno dei Borbone di Napoli e Sicilia, fu fondata la Regia Accademia degli Studi di Palermo. Con l’istituzione della cattedra di Storia naturale e Botanica, l’Accademia ottenne dal Senato cittadino di potere usufruire di un modesto appezzamento di terra sul bastione Aragona, nei pressi di Porta Carini, dove prima si conservava la polveriera pubblica. Qui, nel luglio del 1780 fu impiantato un primo orto botanico che servisse alla coltivazione delle piante medicinali utili all’insegnamento.
Considerato che lo spazio si rivelò inadeguato alle esigenze didattiche, qualche anno dopo la sua fondazione, si iniziarono le pratiche per un suo trasferimento. La nuova sede venne individuatanel piano di S. Erasmo, su una piccola porzione delleterre della ‘Vigna del Gallo’ possedute dal duca Ignazio Vanni d’Archirafi, accanto alla pubblica Villa Giulia sorta nel 1777.
Il nuovo Orto Botanico venne impiantato in quella che è la sua attuale sede a partire dal 22 febbraio 1789. Sei anni dopo, nel dicembre del 1795, l’orto botanico fu solennemente inaugurato.
L’Orto, di cui fu primo direttore Giuseppe Tineo (1795-1812), si estendeva su uno spazio di 12 mila metri quadrati circa. Inizialmente ebbe ingresso sulla via che conduceva dallo Stradone di Sant’Antonino, l’attuale via Lincoln, al Piano di Sant’Erasmo e che lo separava dalla Villa Giulia; successivamente, completati i lavori del Gymnasium, fu possibile accedere all’Orto dall’attuale ingresso sul fronte del nuovo complesso monumentale.
Il giardino era ripartito in quattro appezzamenti rettangolari (quartini) separati da due viali ortogonali, con le collezioni ordinate da Bernardino da Ucria secondo il sistema di Linneo; corredavano l’impianto del giardino fontane e vasche fra cui, all’estremità meridionale, la vasca dedicata alle piante acquatiche, l’Aquarium, dono dell’allora arcivescovo di Palermo, Filippo Lopez y Royo.
L’ESPANSIONE
Tra il 1796 e il primo ventennio del XIX secolo, furono operati diversi ampliamenti che conferirono all’Orto l’assetto poi conservato fino al 1896. Parti della Vigna del Gallo furono, infatti, acquisite lungo l’estremità meridionale e occidentale dell’Orto, per impiantarvi un boschetto esotico e ricavarvi lo spazio dove fu poi sistemato il Giardino d’Inverno (Serra Carolina).
Successivamente fu anche annesso lo stradone che separava l’Orto dalla Villa Giulia e nel 1819, durante la direzione di Vincenzo Tineo, fu possibile un nuovo ampliamento che permise di accrescere la superficie dell’Orto di quasi un ettaro.
“Durante i moti rivoluzionari del 1820 l’Orto divenne preda al saccheggio. In poche ore tutto fu manomesso – biblioteca, collezioni, erbario; ogni cosa dispersa e distrutta dalla plebaglia tumultuante e inferocita”… I soldati si fortificarono dentro l’Orto e lo difesero per 11 giorni. Povero Tempio della Flora! I cannoni rotolavano sopra le aiuole, i soldati realizzavano tappi con fogli d’erbario e i più belli oggetti di rame finirono in polveriera; 18.000 vasi furono distrutti, in parte per formare barricate, in parte per lanciarli, in mancanza d’altro dalle più alte finestre dell’istituto contro gli attaccanti”.
L’ASSETTO ATTUALE
Molti anni dopo gli infruttuosi tentativi di Agostino Todaro (1856-1892), fu l’allora direttore, Antonino Borzì che, nel 1906, ottenne l’acquisizione di un terreno fino ad allora appartenuto al vivaio comunale, quale indennizzo per la parte sottratta all’Orto sul lato di Via Archirafi per la realizzazione della Facoltà di Scienze. Si pervenne, così, a quello che è l’assetto attuale. Ad Antonino Borzì si deve anche la creazione, nel 1913, del Giardino coloniale che, sotto la sua direzione, fu progressivamente implementata ed arricchita di specie di origine esotica provenienti dalle colonie ed in particolare dalla Somalia, divenuta italiana nel 1905. Con l’occupazione di Tripolitania e Cirenaica (Libia) e l’istituzione di un Ministero delle Colonie, nel 1913 venne istituito un Giardino Coloniale presso l’Orto Botanico col fine di promuovere la conoscenza scientifica e pratica delle piante di origine esotica utili alle industrie e ai commerci e di curare la diffusione delle piante riconosciute utili fra gli istituti di studi agrari e fra privati agricoltori. Esso ebbe grande rilievo e sviluppo durante il periodo fascista contemporaneamente con la nascita dell’impero, conseguenza dell’ultima conquista, l’Abissinia. Dotato di risorse proprie, venne soppresso nel 1975.
Il piano regolatore della Città di Palermo del 1886 e quello di ricostruzione del 1946 prevedevano, entrambi, la costruzione di un asse stradale proprio all’interno dell’Orto.
Alla tenace opposizione di A. Todaro prima e di Francesco Bruno, direttore dell’Orto tra il 1939 e il 1968, si deve la salvaguardia della sua integrità. Sarà Bruno ad ottenere, nel 1954, grazie anche al coinvolgimento del mondo accademico e culturale palermitano, il voto unanime del Consiglio comunale, con cui si deliberava la definitiva e integrale conservazione dell’Orto Botanico nello stato in cui ancora oggi si trova.
L’Orto fu definitivamente aperto al pubblico, assumendo anche una funzione museale, solo sotto la direzione del Prof. Andrea Di Martino, sul finire degli anni 80 del secolo scorso.